|
Cenni di storia
|
|
|
|
|
|
|
lI
Raku,
uno dei metodi più affascinanti
di fare ceramica, colloca la sua origine in Giappone fin dal sedicesimo secolo.
Questa tecnica , idonea a produrre vasellame ceramico, inizialmente utilizzato
per la cerimonia del tè, trova le sue radici e le sue motivazioni nella cultura
millenaria dell'estremo Oriente, quando essa fu influenzata e permeata dal
buddismo e dalla filosofia Zen.
Contemporaneamente
al raku, nel XV secolo, si andarono affermando in Giappone altre arti, quali
l'ikebana (l'arte di disporre i fiori), l'architettura sacra e la sistemazione
dei giardini, a testimonianza di un periodo rinascimentale, che per altri versi
e con altri fenomeni, interessò anche il mondo occidentale.
|
Opera del
maestro giapponese Tanaka Sokel (sec. XVI)
| |
|
|
Per
puntualizzare meglio i tempi di origine del raku, si da per certo che il maestro
vasaio Chojiro, nel XVI secolo a Kyoto e nei dintorni, cominciava a produrre, in
un ambiente fortemente permeato dal senso di mistico e filosofico, una serie di
opere in raku pervenute fino alle nostre attuali generazioni. Si da inoltre per
acquisito che le conoscenze tecniche dell'attività ceramica in raku avevano
origini ancora più lontane. Lo stesso padre di Chojiro, un cinese di nome Ameya,
le aveva portate in Giappone dalla Cina, ove però - pur dando per molto
probabile l'esistenza di una vivace attività ceramica - non è stato possibile
rintracciare elementi storici di grande attendibilità. Anche la Corea è spesso
accreditata, senza grandi riscontri obbiettivi, di una paternità raku. |
|
|
La
ceramica Raku prende il nome da una delle più autorevoli famiglie di maestri
vasai, che ebbe dall'Imperatore il sigillo feudale per produrre teiere e altri
utensili per le case dei principi e dei nobili del paese del Sol Levante.
La
cerimonia del tè, dapprima presente tra i monaci come momento di intervallo
delle lunghe meditazioni proprie della pratica buddista e di quella taoista,
andava intanto consolidandosi nelle famiglie altolocate delle caste dei nobili e
dei guerrieri giapponesi. Più avanti diventerà costante e ricorrente in gran
parte della popolazione, e ancor oggi è una espressione fondamentale della vita
e del comportamento culturale dei giapponesi.
|
- Ciotola del maestro giapponese Ryonyu
- (sec.XVII)
|
|
|
|
Vissero
a quell'epoca gli stessi maestri della "cerimonia del tè", i quali,
al fine di elevare il misticismo di quel rito, contribuirono in modo decisivo a
selezionare i migliori ceramisti giapponesi in grado di produrre le più valide
e apprezzate ciotole e teiere. Nacquero così, e si affermarono nel tempo, le
grandi dinastie dei maestri vasai giapponesi, la cui produzione è oggi
sufficientemente rappresentata nei musei di tutto il mondo. Città come Kyoto,
Bizen, Iga e Shigaraki furono al centro di questa produzione. E' forse
inutile aggiungere che il gusto delle belle arti che si andava affinando in Giappone, ebbe ad influenzare le culture e le tradizioni di tutti i popoli
orientali, favorendo conseguentemente una sorte di mistico collezionismo e un
intenso commercio di opere con l'Occidente. |
|
|
Ma
è soltanto negli ultimi cinquanta anni che il raku è stato importato nel mondo
occidentale, diffondendosi dapprima negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, ma
anche nel continente australiano. Merita un doveroso accenno, per aver studiato
e praticato tra i primi la tecnica raku nell'Occidente, Bernard Leach, un artista
inglese morto nel 1979, che ebbe a descrivere le nozioni fondamentali del raku
in un testo che rimane tuttora una pregevolissima fonte di conoscenze.
Negli
anni sessanta, specialmente negli Stati Uniti, gruppi di giovani artisti, fra
cui Paul Soldner, iniziano a diffondere questo nuovo modo di far ceramica presso
gli istituti artistici dei campus universitari americani innovando peraltro -
con interessanti contributi creativi - il classico procedimento tradizionale
giapponese, specie in alcune fasi di esso.
. |
|
|